Mi sono tolto lo sfizio di provare a fotografare l’avifauna con una macchina analogica, la Nikon F6, un obiettivo recentissimo, il Nikkor 500mm f/5.6 PF e la pellicola
Abbinamento atemporale fra Nikon F6 e Nikkor 500mm f/5.6 E PF ED VR
Era da un po’ di tempo che mi frullava in mente di (provare a) fotografare gli ospiti pennuti del mio giardino – cince, verdoni, pettirossi – con una fotocamera analogica, utilizzando una pellicola 35mm. Questo mini-progetto, meglio classificabile fra la voce “voglie”, aveva due problematiche di base, nel suo sviluppo: la disponibilità di una pellicola ad alti ISO che consentisse tempi di scatto consoni ai soggetti ed un obiettivo sufficientemente lungo per poter scattare alla distanza di sicurezza, ove per ‘distanza di sicurezza’ si intende quella stabilita dagli uccellini e non da me, ovviamente.
La compatibilità fra fotocamera ed obiettivo
Per quanto riguarda la pellicola non avevo molte opzioni: quella più veloce a colori disponibile nel frigorifero (perché, voi cosa lo usate a fare il frigorifero?) era la Kodak Portra 160, non avevo altro, nemmeno una misera 400. Naturalmente provvederò a procurarmi, appena possibile, una 400 o una 800 ISO ma, per il momento, questa avevo e questa ho montato sulla F6. Secondo problema: la massima lunghezza focale di cui dispongo come obiettivo pienamente compatibile con la F6 sarebbero i 200mm dello zoom Nikkor 70-200mm f/2.8 G ED VR che, volendo, andrebbero anche bene ma solo se si fotografano animaletti a partire dal cane San Bernardo in su; per l’avifauna, invece, soprattutto per quella di minuscole dimensioni come i passeracei, serve qualcosina in più, per avere il quadro della foto riempito con qualcosa di meglio di un puntino di piume attorniato da una infinità di rami. Insomma, per cercare di isolare decentemente i soggetti e per renderli sufficientemente visibili, mi sarebbe servito un obiettivo più lungo, anche in considerazione del fatto che la Nikon F6 è un pieno formato, senza il fattore di moltiplicazione di un formato APS-C (la sigla DX nel caso di Nikon) e l’unico di cui dispongo è il 500mm PF, che uso abitualmente con la Nikon D500. A questo punto la domanda era: come si sarebbero sposati una fotocamera analogica del 2004 con un obiettivo ultra moderno prodotto dal 2018? Dal punto di vista dell’attacco, nessun problema: la baionetta di tipo F-mount della Nikon ha il pregio indiscutibile di essere la stessa dagli anni ’60 (del secolo scorso… mamma mia!); il dubbio era semmai sui numerosi contatti elettronici presenti sull’attacco del 500mm ma assenti sulla F6; ed infatti, un po’ leggendo notizie in rete e un po’ rompendo le scatole ad amici e conoscenti con la mia passione, ho capito che avrei potuto usare l’obiettivo esclusivamente alla massima apertura, a f/5.6 . Poco male, ad essere sinceri, tanto anche sulle digitali che uso normalmente con questo obiettivo, l’apertura è sempre a f/5.6, un po’ per ragioni di rapidità di scatto in condizioni di poca luce e un po’ perché questo passa il convento e già un obiettivo f/4 mi costringerebbe a vendere qualche parte anatomica a cui sono affezionato e quindi questo mi tengo.
Come detto, gli scatti di prova li avrei fatti nel mio giardino dove, a partire da novembre e fino a marzo di ogni anno metto delle mangiatoie con semi di vario tipo a disposizione degli uccellini, che hanno così la possibilità di svernare senza troppi problemi durante i difficili mesi freddi. Per opportunità le mangiatoie sono piazzate su un albero e vicino a delle siepi che fungono quindi anche da posatoi per scatti fotografici, seppure non di elevata “appetibilità” estetica. Normalmente faccio le foto rimanendo in casa, affacciato ad una finestra non vi dico di che stanza, ma posso permettermi di fare questo perché il fattore di moltiplicazione della D500 mi consente di rimanere ad una certa distanza. La F6, invece, avrebbe richiesto un maggiore avvicinamento ai soggetti e quindi ho tirato fuori la tenda mimetica e l’ho piazzata all’aperto, per essere più vicino. Mi sono abbigliato per una trasferta in Antartide, perché stare quasi completamente immobili all’aperto per un certo numero di ore non è semplicissimo in questo periodo, ho piazzato il treppiede nella tenda e mi sono messo all’opera.
Tecnica di scatto con la F6
Ho ricercato la massima semplicità operativa possibile per questi scatti, anche a causa dei suddetti limiti tecnici: dato che un rullino ha 36 pose, ho settato la fotocamera per lo scatto singolo, niente raffica come accade sulle digitali, pur essendo essa disponibile sulla Nikon F6; il dispositivo di riduzione vibrazioni presente sull’obiettivo non ho nemmeno provato ad inserirlo, nel timore di provocare esplosioni; ho, come detto, messo la macchina sul treppiede con testa gimbal ed ho pregato di avere un poco di fortuna. Non potendo effettuare post produzione sulle foto in quanto non sviluppo personalmente i rullini ma mi affido ad un laboratorio professionale, ho automaticamente depennato la possibilità di operare crop o aggiustamento di luci, ombre e nitidezza ed ho cercato conseguentemente di eseguire le foto quando i soggetti erano in luce e quando lo sfondo non era reso troppo complesso da rami od altri elementi di disturbo. Quello che ho ottenuto potete vederlo. La soddisfazione che ho provato nel cimentarmi in questa che, per noi drogati digitali, è comunque una sfida, non riesco a quantificarla.
2 Comments
Sarei interessato all’acquisto di una F 6, ma non riesco a trovarla, se non a prezzi esorbitanti sui siti di aste on-line. Lei pensa che sia ancora possibile trovarne qualcuna a prezzo “umano”? Grazie.
Salve Pierapolo, ho dato un’occhiata ai siti da lei citati ed, effettivamente, i prezzi sono alti. Indubbiamente tali prezzi sono figli anche del momento particolare e delle numerose speculazioni che sono in atto in diversi campi, compreso quello dell’elettronica. Deve comunque considerare che la F6, all’epoca, era l’ammiraglia di casa Nikon e, anche da nuova, il prezzo era impegnativo. Glielo dico con cognizione di causa, avendo avuto la fortuna di trovarla nuova e le assicuro che non è stata una passeggiata di salute. Se dovesse decidere di acquistarla comunque, sui siti di aste online, mi permetta di suggerirle di acquistarne una da un venditore giapponese perché se uno di essi dichiara nell’annuncio di vendita che la fotocamera è “mint condition” (ottime condizioni) è veramente così, non fanno affatto i furbi, come invece spesso accade negli annunci italiani od europei.