E’ impressionante come la forza dell’acqua e l’irruenza delle piene del fiume Po riescano a modellare il territorio. E nemmeno in tempi archeologici.
Nel corso dell’estate appena trascorsa (ammesso che sia finita, considerate le temperature attuali) sono andato con l’amico Lorenzo sulle rive del fiume Po, alla ricerca della grossa lingua di sabbia (spiágion) che si forma a ridosso della sponda sinistra nei pressi del ponte di Viadana, con l’intenzione di fare qualche scatto serale; ebbene: siamo tornati a mani vuote perché al posto della spiaggia c’erano alcuni metri di acqua corrente e tumultuosa.
Nemmeno quattro mesi dopo ci abbiamo riprovato, accompagnati questa volta anche dall’amico Luca, e, sbucando dall’intricata boscaglia che tappezza la golena, siamo rimasti veramente sorpresi di trovare una distesa di sabbia da far invidia a parecchie località balneari. C’era solo l’imbarazzo della scelta su dove piazzare il treppiede.
Piuttosto una raccomandazione mi preme farla: se qualcuno fosse tentato di imitarci, abbia l’accortezza di non andare da solo in quei luoghi; le sabbie di riporto possono essere a volte infide e la strada per il ritorno non è così agevole di notte, anche se il centro abitato è a pochi chilometri.
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