E’ il mio cruccio più grande quando giro con la fotocamera per le nostre campagne: non c’è un metro di orizzonte che non sia occupato da pali e tralicci del telefono o dell’elettricità.
Ovunque giro lo sguardo, il cielo ed il profilo della campagna sono “sporcati” da questi supporti che, in alcuni punti, formano addirittura intrecci inestricabili.
Ma era così difficile, una volta tanto, battere sul tempo i francesi? I cugini transalpini hanno messo le rotonde agli incroci stradali quando ancora noi avevamo la cabinetta con il vigile urbano in mezzo; e, sempre loro, hanno pensato bene di interrare tutte le linee, elettriche e telefoniche, che noi invece abbiamo mantenuto ben visibili e ad altezze che, in alcuni casi, sono state anche causa di incidenti.
Meno male che il metano ha bisogno di tubi e non di fili per essere trasportato…
E qui mi fermo, perchè, se continuassi, potrei tirare in ballo il fatto che in Pianura Padana ettari su ettari di terra buona per l’agricoltura vengono occupati per piazzare i pannelli fotovoltaici, invece di andarli a mettere in altri luoghi della Penisola assolutamente non coltivabili a causa della conformazione del suolo e della carenza d’acqua.
Andrà a finire che vendo tutte le ottiche grandangolari che, da qualunque parte io possa girarmi, registrano anche “sporcizia” visuale e tengo solo il medio tele e l’obiettivo macro; almeno, fotogrando i fiori, gli unici fili che vedrò saranno quelli delle tele dei ragnetti.
Che non disturbano e non inquinano.
p.s. Lo so, potevo togliere i tralicci con Photoshop ma: a) è un lavoro ingrato b) se fossi un nano di Biancaneve, sarei sicuramente Brontolo.
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