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  • Il “Campo Giochi” all’infrarosso, lo scatto passo dopo passo

    Il “Campo Giochi” all’infrarosso, lo scatto passo dopo passo

    La fotografia digitale all’infrarosso è oramai alla portata di tutti: i costi decisamente contenuti per l’attrezzatura e i tutorial pubblicati su internet da fotografi specializzati, aiutano ad affrontare questa tecnica fotografica con relativamente pochi patemi d’animo. Intendiamoci: alcuni “segreti” vengono comunque gelosamente custoditi, ma i passi base per ottenere e post-produrre dignitosamente una foto all’infrarosso sono di pubblico dominio.

    Io non sono affatto uno specialista di questa tecnica, anzi; però ho deciso ugualmente di cimentarmi perché mi offre la possibilità di fotografare ciò che preferisco  – paesaggi – in momenti del giorno in cui gli altri fotografi rientrano nelle bare, rifuggendo la dura ed impietosa luce della metà giornata quasi fossero vampiri. Ovviamente scherzo, su vampiri e bare, ma non sul discorso illuminazione: è ormai noto che la fotografia all’infrarosso ha bisogno di una elevata illuminazione e che, proprio per le sue caratteristiche, i risultati migliori si ottengono scattando nelle ore centrali della giornata e non all’alba o al tramonto come nelle foto di paesaggio “tradizionali”. In pratica è una tecnica fotografica che permette ai patiti di non fermarsi mai e scattare anche nei tempi normalmente considerati “morti” a causa della luce sfavorevole.

    In questa sede non scriverò di post produzione: esistono svariate scuole di pensiero, tutte validissime, ma sarebbe necessario prima di tutto conoscerne i contenuti (tutti i contenuti e non solo spizzichi e bocconi e, se qualcuno si sente tirato per le orecchie, beh la mia intenzione è proprio quella) e poi parlarne diffusamente. Magari ci ritorneremo. Qui desidero semplicemente raccontarvi come effettuo lo scatto, con quale attrezzatura e il procedimento.

    Prima di tutto la fotocamera: ho acquistato (nuova perché sono decisamente pignolo, con sconfinamenti nella maniacalità) una Nikon D90, ad un prezzo molto conveniente ma, volendo, si possono trovare ottime macchine usate a prezzi ancora migliori, vista la non più verde età del modello in questione. L’ho fatta successivamente  modificare per adattarla alla fotografia all’infrarosso presso un laboratorio di fiducia. Ricordate sempre che queste modifiche sono praticamente irreversibili; quindi ricorrete ad esse solo se siete convinti di quello che state facendo, perché dopo la stessa fotocamera non potrà più essere utilizzata per scattare foto “normali”.  Comunque, dicevo, procedo in questo modo:

    1. scelgo il luogo dove scattare le foto, preferibilmente in posti in cui sia presente una discreta vegetazione (alberi, cespugli, prati, anche coltivazioni) e, ancor meglio, un corso o uno specchio d’acqua; come noto, nelle fotografie IR, la vegetazione apparirà molto chiara, quasi bianca mentre invece cielo ed acqua verranno resi molto scuri, creando un contrasto di notevole intensità; da ricordare che, proprio grazie alle sue peculiarità, questa tecnica eliminia notevolmente la foschia atmosferica, quindi niente paura se, al momento di uscire per fotografare, l’atmosfera si presenta di quell’azzurrognolo fosco che fa passare la voglia di scattare foto;
    2. scelgo, come detto, una giornata soleggiata; se poi sono presenti in cielo nuvole e nuvolette, per me è il massimo; il sole cerco di averlo lateralmente, per motivi che trovo offensivo spiegarvi;
    3. piazzo il treppiede perchè, oltre a garantire stabilità alla fotocamera ed evitare il mosso, mi consente di mettere a fuoco con discreta precisione e prendendomi tutto il tempo che mi serve per inquadratura e scatto;
    4. come obiettivo preferisco usare un grandangolare, per enfatizzare soprattutto il cielo, visto che nella foto ad infrarossi questo appare, come detto, scuro ed il contrasto con le nuvole dona drammaticità ed un effetto che amo tantissimo; più precisamente mi affido allo zoom Nikon 10-24 mm che è nel formato DX adatto alla D90 (corrisponderebbe, grosso modo, alle focali 15 – 36 mm sul formato 35 mm).
    5. utilizzo sempre il telecomando (nel mio caso un Nikon ML-L3 ad infrarossi) per la solita questione di evitare il mosso;
    6. compongo l’inquadratura e metto a fuoco manualmente utilizzando il live view sullo schermo LCD della fotocamera e tengo contemporaneamente oscurato il mirino con l’accessorio apposito (o anche con un pezzo di nastro adesivo scuro) per evitare infiltrazioni indesiderate di luce; considero questo accorgimento di utilizzare il live view abbastanza importante, perché ho notato che, dopo la modifica alla fotocamera, la precisione dell’autofocus lascia un pochino a desiderare. Occorre tenere presente che, vista la elevata luminosità presente in quelle ore della giornata, non è proprio semplicissimo comporre e focheggiare utilizzando lo schermo della fotocamera, a causa dei riflessi; ecco perché dicevo prima che cerco di utilizzare sempre il treppiede: mi consente di avere entrambe le mani libere ed usarle per cercare di schermare dalla luce l’LCD o, meglio ancora, di usare un accessorio molto valido che si comporta come un mirino da applicare sullo schermo stesso della macchina fotografica, lo Hoodman Loupe (ne esistono differenti versioni e modelli); prossimamente voglio esagerare e provare ad utilizzare un piccolo schermo LCD da 7 pollici, opportunamente schermato, che si collega alla fotocamera con cavo USB: vi saprò dire;
    7. generalmente uso un diaframma generoso, per cercare di avere una buona leggibilità su tutto il fotogramma, solitamente f/11;
    8. eseguo un primo scatto e, se in visualizzazione noto che le aree della vegetazione sono troppo chiare, al limite del “bruciato”, rieseguo lo scatto compensando l’esposizione di 1 o anche 2 stop; poi, sullo schermo del computer, mi renderò meglio conto di quale fotogramma sia meglio utilizzare ma, almeno, ho materiale su cui posso lavorare.

    Tutto qui, nulla di trascendentale. Solo, come sempre, qualche accorgimento tecnico, molta attenzione e tanta calma, non stiamo fotografando una gazzella da immortalare al volo altrimenti fugge.

    Ah, e perché il “Campo Giochi” del titolo? E’ presto detto: è uno scherzo fra amici pescatori; si tratta di un una sezione di canale di irrigazione e bonifica della Bassa padana il cui vero nome è Corte Pizzo, decisamente accogliente, in cui ci troviamo spesso con la scusa di una pescata in compagnia (pesce tassativamente rilasciato in buona salute alla fine, ci tengo a dirlo) ma con il vero fine di una grigliata all’aperto, con tutto ciò che ne consegue. E poiché in autunno ed inverno il canale viene prosciugato quasi completamente e la vegetazione non è più ovviamente rigogliosa, l’unico periodo buono per fotografarlo è nella stagione calda, caldissima.

  • Pellicola Rollei Infrared

    Pellicola Rollei Infrared

    Tempo di esperimenti (e quando mai finiscono, gli esperimenti?) con una pellicola particolare, la Rollei Infrared 400 iso 35 mm, pellicola pancromatica in bianco e nero con sensibilità all’infrarosso fino a 820 nanometri (brevemente nm) se si utilizza l’apposito filtro.

    Per me si tratta di una prima assoluta in quanto, fino ad ora, ho scattato fotografie all’infrarosso utilizzando una macchina digitale Nikon D90 privata del filtro deputato, appunto, al blocco delle radiazioni infrarosse ed ho voluto provare a fare qualcosa di diverso, con un metodo di scatto che non richiede la modifica praticamente irreversibile di una fotocamera digitale ma unicamente l’utilizzo di un rullino per infrarosso su  una macchina analogica normale (io ho usato una Nikon F100) e dei filtri dedicati, il filtro rosso R60 oppure il filtro rosso scuro R72, nella versione circolare da avvitare sull’obiettivo, nel mio caso un Nikkor AF-S 20 mm f/1.8 G ED.

    Tornando alla pellicola, questa, al contrario di altre pellicole specifiche per infrarosso, può essere caricata sulla fotocamera in condizioni di semioscurità, senza pregiudicare l’esposizione dei primi fotogrammi del rullino (la Kodak, ammesso di riuscire a trovarla ancora, richiede di essere caricata in assoluta oscurità). Anche lo scarico è sufficiente che avvenga in condizioni di luce attenuata, permettendo comunque di vedere ciò che si sta facendo.

    La Rollei Infrared può essere utilizzata anche come una normale pellicola in bianco e nero e restituisce delle foto con grana molto fine e ottimi dettagli in luci ed ombre, ma il suo indirizzo ideale è l’infrarosso, ottenibile applicando il filtro rosso scuro R72, che è decisamente opaco (approssimativamente si perdono 4 o 5 stop a filtro montato) e che obbliga a lunghe esposizioni e di conseguenza rende indispensabile l’utilizzo di un treppiede e dello scatto remoto. Praticamente, in pieno sole estivo e con un filtro Hoya R72 montato, ho visto che l’esposizione di 1 secondo è un buon punto di partenza ma consiglio caldamente di scattare in manuale e provare ad effettuare almeno un altro paio di scatti con tempi raddoppiati progressivamente; si dovrà scartare qualcosa nelle pose risultanti, ma ci sono ottime probabilità di portare a casa almeno uno scatto correttamente esposto.

    Per ottenere questa serie di foto ho seguito i seguenti passi, se può interessare:

    • ho messo la macchina sul treppiede con lo scatto remoto installato ma senza montare il filtro R72
    • ho scelto l’inquadratura che mi interessava ed ho messo a fuoco fidandomi dell’AF della macchina
    • ho messo la fotocamera in modo di esposizione manuale e fuoco manuale per non modificare quello preventivamente fissato
    • ho installato il filtro R72 ed accettato la misurazione dell’esposizione che mi suggeriva la macchina
    • ho effettuato il primo scatto con l’ausilio dello scatto remoto (sulla Nikon F100 non c’è la possibilità di scattare alzando preventivamente lo specchio ma, se vi è possibile, utilizzate assolutamente questa opzione)
    • ho successivamente effettuato altri due scatti, raddoppiando il tempo di scatto iniziale suggerito di 1 secondo.

    Se i soggetti delle foto vi dicono qualcosa, avete ragione, non ho avuto molta fantasia: sono tornato sui luoghi di “delitti” precedenti scattati in infrarosso con la digitale ma trattandosi, come detto, di esperimenti, non sono andato troppo per il sottile con l’originalità.

    Un ultima raccomandazione: sviluppate (se siete bravissimi) o fate sviluppare la pellicola esposta il più rapidamente possibile.