A volte ritornano. Anzi, ultimamente, accade sempre più spesso. Mi riferisco a materiali per l’abbigliamento caduti in disuso, soppiantati dalle più economiche e performanti (dicono) fibre sintetiche.
A volte ritornano, dicevo. È il caso della lana per l’abbigliamento da escursione.
Fino ad alcuni decenni fa la lana è stato il materiale di base per l’abbigliamento outdoor, se non altro per quanto riguarda lo strato di abbigliamento intermedio e quello esterno impermeabile. Ed il motivo è presto detto: di tutti i materiali a disposizione prima della comparsa delle fibre sintetiche, la lana si è sempre distinta per la sua capacità di termoregolazione. In pratica la struttura delle fibre della lana è tale da permettere agli indumenti tessuti con questo materiale di formare delle microcamere che trattengono l’aria a contatto con il corpo, creando di fatto una barriera isolante rispetto all’ambiente esterno, sia quando è più freddo che quando è più caldo.
Ecco perché sono sempre stati funzionali i vecchi maglioni di lana alle nostre latitudini per difenderci dal freddo ma, allo stesso tempo, anche popoli che vivono nei territori desertici, come i Tuareg, hanno utilizzato gli indumenti in lana per proteggersi dal caldo.
Non bisogna poi scordare che la lana ha anche la caratteristica di avere una elevato potere assorbente dell’umidità, evitando l’insorgere del terribilmente fastidioso “effetto bagnato” degli indumenti in cotone o di altre fibre naturali, grazie alla struttura delle sue fibre, che sono in grado di incorporare al proprio interno una quantità d’acqua pari ad 1/3 del proprio peso specifico, mantenendo la superficie asciutta e quindi salvaguardano la capacità di termoregolazione dell’indumento (si dice che la lana è igroscopica).
Perché la lana è caduta in disuso per l’abbigliamento tecnico, allora? Indubbiamente un fattore può essere stato la leggerezza. I nuovi capi tecnici in nylon o in pile sono più leggeri e meno ingombranti, a parità di capacità isolante; senza contare che non trattenendo l’acqua, sotto la pioggia non si appesantiscono e asciugano molto più rapidamente. Altro fattore determinante può essere stato quello relativo ai costi produttivi, che hanno reso più conveniente l’acquisto di capi sintetici anche, se, a dire il vero, quando ci si avvicina a determinati prodotti altamente performanti, il conto in banca ha un sussulto.
Sembrava definitivamente tramontata l’era della lana nel trekking ma negli ultimi anni abbiamo assistito ad una inversione di tendenza: bandita dai primi due strati di protezione, la lana è tornata a far valere le proprie ragioni proprio dove non ce lo saremmo mai aspettato: lo strato intimo (maglie, calzettoni e calzamaglie). Premetto che io sono sempre stato un odiatore seriale delle maglie o delle calze di lana a diretto contatto con l’epidermide e, pur non avendo problemi specifici di ipersensibilità, non ho mai sopportato il suo contatto ruvido con la pelle. Ma è stata la scoperta dei capi tecnici prodotti in lana Merino a farmi cambiare idea. La lana Merino è un tipo di lana dalle fibre così fini da cedere a contatto con la pelle senza generare alcuna sensazione di fastidio. Risolto il problema principale, il resto è stato tutto in discesa: l’elevata capacità igroscopica permette alla pelle di rimanere asciutta a contatto con il tessuto perché il sudore viene trasferito agli strati esterni dell’abbigliamento; inoltre, fatto assolutamente non trascurabile, la lana è naturalmente antibatterica, al contrario delle fibre sintetiche che sono vere e proprie incubatrici di batteri, e evita per molto tempo l’insorgere di cattivi odori; infine l’elevata elasticità delle fibre di lana assicura una elevata vestibilità degli indumenti intimi. Rimane il lato economico: un buon indumento in lana Merino ha un costo non trascurabile e, proprio per questo motivo, mi sono guardato un po’ in giro per trovare un prodotto che avesse le caratteristiche che ho elencato sopra ma avesse, nel contempo, un prezzo abbordabile.
Ho scoperto, quasi per caso, un rivenditore austriaco, Alpin Loacker ( sito web di Alpin Loacker ) che ha in catalogo alcuni indumenti essenziali (magliette a maniche corte e lunghe, calze, fasce per il collo e cuffie, sia per uomo che per donna) veramente validi, che rispettano tutte le aspettative di chi li indossa e, anzi, riescono ancora a sorprendere per la loro morbidezza e vestibilità. Le maglie hanno una diversa grammatura della fibra a seconda che si tratti di un indumento estivo o invernale e, seppur non avendo un gamma vastissima di colori, sono comunque molto piacevoli anche esteticamente. Le calze le ho testate negli scarponi durante una lunga escursione in montagna ed al ritorno i piedi erano asciutti e senza “effetti speciali” indesiderati. Lo scaldacollo e la cuffia semplicemente li adoro.
Sono sincero: da quando ho provato la prima maglietta, acquistata in esemplare unico per togliermi lo sfizio di provare se era vero quanto si diceva, non l’ho più abbandonata e, anzi, ho provveduto ad acquistarne altre, unitamente agli altri prodotti di cui parlavo prima. Oltre a ciò devo confessare che non uso questi indumenti unicamente come abbigliamento tecnico ma anche nella vita di tutti giorni, come indumenti “normali”. Ed anche l’esame “estate padana” (caldissima ed umida) è stato superato a pieni voti: è incredibile come questi indumenti possano regalare una sensazione di freschezza anche a luglio nella Bassa, assorbano il sudore e riescano ugualmente a non emanare cattivi odori, al contrario delle magliette sintetiche o quelle in cotone, anche se commercialmente blasonate.
2 Comments
Ciao, posso chiederti quanto costano?
Ciao Erika, come già spiegato in passato, il mio sito non riceve compensi per pubblicizzare articoli di qualsiasi tipo e non scrivo redazionali a pagamento. Quindi ti prego di visitare il sito ufficiale del produttore, che è molto semplice da consultare e dove i prezzi sono riportati chiaramente.