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  • il grande rifiuto – Cinque anni dopo

    il grande rifiuto – Cinque anni dopo

    “Solo gli stolti non cambiano idea” ma è passato un lustro e questo lasso di tempo, in campo fotografico digitale, equivale ad una eternità.

    Nell’agosto del 2016, di ritorno da un periodo di vacanza in montagna in cui avevo portato con me solo una mirrorless Olympus micro 4:3 e non la “solita” attrezzatura reflex, scrivevo su queste pagine:

    “In futuro cambierò l’attuale attrezzatura DSLR? Non credo proprio (volevo scrivere “manco morto” ma era decisamente fuori luogo), almeno nell’immediato. Piuttosto mi accomoderò sulla riva del fiume ed aspetterò sviluppi da mamma Nikon, un po’ per partito preso ed un po’ perché, malgrado il sistema micro 4:3 sia molto evoluto, la disponibilità e la varietà (mi sparate se dico anche la qualità?) di obiettivi del sistema 35mm è tutt’ora ineguagliata. Inoltre: non ho le mani come badili, ma mi trovo a disagio con una fotocamera ammirevolmente dotata di numerosi controlli fisici sul corpo ma che faccio fatica a settare “alla cieca”; se dovesse uscire una mirrorless con il corpo macchina di una full frame, beh, sarò il primo ad interessarmene.”

    Ecco, rileggendo questo passo a distanza di cinque anni, debbo dire che ero stato parecchio categorico ma, ugualmente, avevo lasciato aperto uno spiraglio, indicando a grandissime linee quali erano i miei desiderata al riguardo.

    Nikon Z7 – Nikkor Z 14-30 f/4 S – 1,5″ f/11 ISO 64

    Con il senno di poi, direi che sono stato ampiamente accontentato: sono state messe in commercio da “mamma Nikon” fotocamere mirrorless full frame, la Nikon Z7 e la Z6, con caratteristiche per me decisamente interessanti (alcune sorprendenti) e soddisfacenti, non ultimo il corpo macchina di dimensioni adeguate e con tutti i controlli analogici a portata di mano come sulle DSRL utilizzate fino a poco prima (D850 e D500). E non solo: anche il segmento del formato ridotto (il cosiddetto DX, per Nikon) è stato movimentato con alcune fotocamere (Z50 e Zfc) probabilmente immature e “servite” in modo inadeguato dal parco obiettivi DX ma, comunque, testimonianza che si sta lavorando per poter offrire al fotografo che ha deciso di scegliere Nikon soluzioni promettenti in prospettiva.

    Ma quali sono, alla fine, le caratteristiche nel nuovo segmento di fotocamere digitali che mi hanno convinto a fare il salto?

    Dei corpi macchina di adeguate dimensioni ho già detto, anche se questo aspetto è applicabile essenzialmente alle due full frame, ovvero la Z6 e la Z7 versione I e II, mentre invece le DX un po’ piccolotte lo sono, anche se dopo aver provato la Z50 posso dire che mi aspettavo di peggio; sono curioso di mettere le mani su una Z9, che ha tutte le probabilità di diventare una game changer.

    Altra peculiarità che mi ha convinto è stata, e questo è quasi banale, l’assenza dello specchio. Fotografando paesaggi, soprattutto in carenza di luce (cioè pressoché sempre, perché alba e tramonto non sono note per la loro luminosità) era obbligatorio confidare nella sacra trinità treppiede/specchio alzato/scatto remoto proprio per mitigare le vibrazioni indotte dall’alzarsi ed abbassarsi dello specchio della reflex, che potevano generare micromosso. Ora lo specchio non c’è più, lo scatto remoto ed il treppiede si usano solo quando si vogliono ottenere fotografie da lunga esposizione e a questo occorre anche aggiungere che le Nikon Z hanno la stabilizzazione sul sensore e non più sugli obiettivi, garantendo una “sicurezza” di scatto precedentemente inimmaginabile.

    Nikon Z50 – Nikkor 500 PF f/5.6 – 1/160″ f/5.6 ISO 800

    Non parliamo, poi, della foto naturalistica. Anzi, parliamone. A me piace moltissimo ritrarre gli uccelli, in particolare i passeracei; prima, quando un amico pennuto decideva di posarsi sul ramo davanti a me, accuratamente scelto o preparato in precedenza, avevo il tempo materiale per tre foto a raffica, perché poi il rumore dello specchio e dell’otturatore facevano volar via il soggetto; ora, come detto, senza specchio e con lo scatto elettronico, sono libero di scattare quanto voglio o, almeno, fino a che è il soggetto che decide di andarsene. Ed anche in questo caso, non essendoci il movimento su-giù dello specchio e la stabilizzazione efficacissima, posso permettermi tempi di scatto non elevatissimi, pur utilizzando l’adorato Nikkor 500mm PF che non è propriamente un pancake.

    Altro aspetto peculiare delle mirrorless è il mirino, non più ottico ma elettronico, praticamente un piccolo monitor a cui appoggiare l’occhio e da cui non toglierlo più per visualizzare l’LCD; il mirino elettronico ha la capacità di mostrare esattamente ciò che il sensore sta registrando, fornendo informazioni istantanee al fotografo per quanto concerne         esposizione, contrasto e, ovviamente, composizione, senza contare altre informazioni utilissime come dati di scatto, livella elettronica e così via. Caratteristiche, queste, utilissime in paesaggistica ma, a maggior ragione, in naturalistica, dove qualsiasi movimento del corpo, compreso lo spostare l’occhio dal mirino all’LCD per controllare la foto scattata può mettere in allarme la “preda” della caccia fotografica. Rimangono da migliorare alcuni aspetti, su tutti il mirino oscurato durante una raffica di scatti.

    Vogliamo poi parlare della taratura delle lenti? Una pratica costante, soprattutto nei teleobiettivi medi e lunghi, era verificare ed eventualmente calibrare il più esattamente possibile l’autofocus per evitare problemi di front o back focus. Non è più necessario, ora la messa a fuoco avviene direttamente sul sensore. E, a proposito di lenti: quelle native per il sistema Z della Nikon surclassano sotto molti aspetti le loro corrispondenti del sistema F e, da sole, sarebbero già un valido motivo per passare al sistema mirrorless Nikon senza pensarci un attimo (esperienza personale: il trittico di zoom 14-24, 24-70 e 70-200 f/2.8 è migliore dello stesso trittico con attacco F e, da ciò che leggo in giro, anche di parecchi fissi delle case concorrenti). D’accordo, manca qualche obiettivo – soprattutto i lunghi teleobiettivi – per essere a pieno regime, ma anche in questo caso i lavori procedono celermente ed il calendario di uscita delle nuove lenti si arricchisce di giorno in giorno. Senza dimenticare che, grazie all’adattatore Nikon FTZ (ora giunto alla seconda versione più “magra”) è ancora possibile montare sulle mirrorless Nikon tutte le lenti Nikkor prodotte fino a alcuni decenni prima, sacrificando solo nel caso delle lenti più datate alcuni automatismi.

    Allora va tutto bene? Non proprio, ci sono ancora alcuni aspetti in cui le fotocamere Nikon mirrorless devono recuperare terreno rispetto alle ammiraglie reflex e ad altri prodotti top delle case concorrenti: mi riferisco in particolare all’AF continuo da utilizzare nella fotografia di azione (sport, naturalistica); ed anche il riconoscimento viso/occhi che è stato implementato con grandi risultati nel ritratto di persone è abbastanza acerbo per quanto riguarda la fotografia di animali.

    Detto tutto ciò, non mi resta che recitare il mea culpa per le posizioni un filo intransigenti assunte qualche anno fa e guadare con ottimismo al futuro. Come detto sopra, proprio in questi giorni viene commercializzata la prima ammiraglia mirrorless Nikon, la Z9, che ha tutte le carte in regola per diventare un termine di paragone assoluto per il futuro prossimo e per chiunque produca fotocamere.

    Nikon Z6 – Nikkor Z 70-200 f/2.8 – 1/125″ f/3.2 ISO 3200
  • Obiettivo AF-S NIKKOR 500mm f / 5.6E PF ED VR

    Obiettivo AF-S NIKKOR 500mm f / 5.6E PF ED VR

    Il Nikkor AF-S 500mm f/5.6E PF ED VR (da ora in poi, per brevità, scriverò 500PF) è uscito sul mercato verso la fine del 2018. Io possedevo lo zoom Nikkor 200-500mm f/5.6E ma, resomi conto che praticamente lo usavo sempre “inchiodato” a 500mm ed essendo invogliato dalle caratteristiche del nuovo nato, l’ho venduto ed ho acquistato il 500PF. Lo sto adoperando da un po’, sia con la DSLR D850 che con la mirrorless Z7 e credo di poter scrivere alcune considerazioni sulla mia esperienza, ricordandovi che non sono un tecnico e le mie sono opinioni assolutamente personali e derivanti dall’uso sul campo e non, assolutamente, da test scientifici, per i quali ci sono siti ultra-specializzati.

    Qualità costruttiva

    L’obiettivo è prodotto in Cina, a differenza della maggior parte degli altri obiettivi professionali Nikon, che sono realizzati in Giappone. In passato un esperto poteva immediatamente distinguere un obiettivo costruito in Giappone da un obiettivo costruito in Cina valutando la qualità costruttiva, ma direi che in questo caso avrebbe qualche tentennamento, perché la qualità e la finitura della costruzione sono assolutamente buoni. I materiali della struttura esterna sono “rassicuranti”. L’anello di messa a fuoco gira molto fluidamente così come il collare del treppiede. Gli interruttori a leva sono robusti e precisi. Inoltre, come dichiarato da Nikon, l’obiettivo è resistente alle intemperie e la lente anteriore è trattata al fluoro, per respingere le gocce d’acqua. Anche il paraluce in dotazione è valido e, cosa importantissima, con un blocco di aggancio che ne impedisce il distacco accidentale ed è sicuramente molto meglio del paraluce presente sull’obiettivo zoom Nikkor 200-500mm f/5.6E che, in alcune occasioni, si è staccato dal corpo dell’obiettivo, obbligandomi a difficoltosi recuperi in posti non proprio agevoli. Quindi direi sinteticamente buoni voti sulla qualità della costruzione.

    Lunghezza e peso

    Non è possibile confrontare il 500PF con altri teleobiettivi da 500 mm, non ha molto senso, per il semplice motivo che l’obiettivo è quasi 1500 gr. più leggero del Nikkor 500mm f/4E, per esempio, e non renderei giustizia a nessuno dei due. Quindi ritengo sia più corretto confrontarlo con il Nikkor 70-200mm f/2.8 G. Il peso del 500PF (con copriobiettivo, con piede del treppiede e con paraluce montato) è 1600 gr. circa e anche il peso del 70-200mm f/2.8 G è 1600 gr. circa; devo aggiungere altro? E per quanto concerne la lunghezza? Nuovamente l’unico paragone ragionevole è con il 70-200 f/2.8 G e quindi: il 500PF arriva a 24 cm. circa e il 70-200 f/2.8 G arriva a 21 cm. circa, entrambi misurati senza il paraluce in posizione. Quindi il 500PF è solo di circa 3 cm. più lungo del 70-200 f/2.8. Da ciò di deduce che questo obiettivo è – se confrontato con altri obiettivi prime 500mm – assolutamente piccolo.

     

    Caratteristiche fisiche

    Mi viene da dire equilibrio. Trovo che il 500PF sia ben bilanciato sulle DSLR di fascia alta di Nikon, è come avere un 70-200 montato sulla fotocamera. Con una fotocamera più leggera come la mirrorless Z7, si avverte un leggero sbilanciamento frontale ma non tanto da costituire un problema, anche perché non bisogna scordare che quando si usa il 500PF con la Z7 è necessario montare l’adattatore di baionetta FTZ nel mezzo, che aggiunge circa altri 3 cm alla lunghezza totale della configurazione.

    Ergonomia e controlli

    L’ergonomia e le posizioni dei pulsanti sono simili a quelle della maggior parte dei teleobiettivi Nikon. Questo obiettivo viene fornito con un set di 4 pulsanti di attivazione AF e, almeno per me, sono posizionati esattamente dove la mia mano si appoggia istintivamente quando si tiene in mano l’obiettivo. Questi pulsanti possono essere utilizzati per mettere a fuoco, bloccare la messa a fuoco o per “richiamare la memoria” di un punto pre-focalizzato e precedentemente memorizzato utilizzando un altro pulsante sull’obiettivo, il Pulsante Imposta Memoria. Naturalmente, se si dispone di un corpo macchina che supporta la funzionalità, è possibile utilizzare il pulsante di attivazione AF per passare immediatamente a una diversa modalità Area AF. E qualcosa che ho appena imparato giocando con il 500PF sulla Nikon Z7: se si utilizza la funzione “richiamo memoria”, quando si preme l’attivazione AF il pulsante non solo mette a fuoco l’obiettivo sulla posizione memorizzata in precedenza, ma utilizza automaticamente il focus peaking per mostrare ciò che effettivamente è a fuoco.

     

    Prestazioni VR e “impugnabilità”

    Tenere in mano il 500PF è incredibilmente più facile che tenere in mano uno degli altri obiettivi da 500 mm (ma anche focali più corte) che abbia mai provato. Se ti trovi in ​​una situazione in cui sei costretto ad usare l’obiettivo a mano libera, le dimensioni contenute e il peso ridotto di questa lente gli conferiscono un enorme vantaggio rispetto ai “tradizionali” 500mm. A tale proposito, ho avuto proprio recentemente l’esperienza di una sessione fotografica di oltre quattro ore in Val Roseg (ne ho scritto qui: I tesori della Val Roseg); ebbene: ho di fatto rinunciato all’utilizzo del treppiede per essere più reattivo agli spostamenti veloci dei soggetti ed ho scattato a mano libera per tutto il tempo senza interruzioni e riposandomi solo saltuariamente ed alla fine della sessione avevo solo un poco di indolenzimento delle braccia, dovuto più alla posture innaturali e alle condizioni climatiche proibitive che al peso dell’insieme obiettivo/fotocamera (sia D850 che Z7 alternate nell’accoppiamento con il 500PF). Per quanto riguarda il sistema VR di riduzione delle vibrazioni, Nikon dichiara un vantaggio di 4 stop quando si utilizza in modalità VR normale e personalmente non ho motivo di dubitare di questa affermazione, visto il sistema VR sembra molto efficace.

    Prime impressioni

    Viviamo in un’epoca di affermazioni esagerate – a volte persino palesemente false – legate al marketing. I prodotti con un aumento del 10% delle prestazioni sono etichettati come “rivoluzionari”. Non voglio assolutamente contribuire a tutto questo e avanzare affermazioni su ciò che questo obiettivo potrà rappresentare per altri fotografi. Quindi dirò tre cose riassumendo la mia prima impressione generale del 500PF: a) Urca! b)  Questo obiettivo ha già superato le mie aspettative. Per essere onesti, non erano alte: sapevo che l’obiettivo sarebbe stato piccolo, facile da trasportare e “conveniente” da usare. E mi aspettavo che sarebbe stato sufficientemente valido dal punto di vista ottico. Quindi immaginavo che il suo principale punto di forza sarebbe la sua dimensione relativamente ridotta e già solo per questo motivo sarei stato disposto ad accettare un leggero “degrado” della qualità dell’immagine rispetto ai “migliori” super-tele di Nikon. Ma sono stato completamente sorpeso da quanto sia valido questo obiettivo sia nelle prestazioni ottiche che in quelle di autofocus. È proprio lì “in zona” con i migliori super teleobiettivi Nikon, al netto, ovviamente, dell’apertura minima f/5.6. c) Non dico che questo obiettivo sarà un prodotto rivoluzionario per chiunque altro, ma lo è per me. Il mio uso di un obiettivo “impegnativo” da 500 mm non sarà più limitato alle aree in cui può essere facilmente trasportato, o facilmente impostato e utilizzato. Questa lente mi seguirà spesso nei luoghi che frequento per le foto naturalistiche ed in ogni occasione in cui sarebbe stato possibile portare il 70-200mm f/2.8, offrendomi la possibilità di scattare fotografie che, diversamente, non avrei potuto ottenere.