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  • Fresco

    Fresco

    fresco

    Un oretta di tornanti, scorci di paesaggio mai dimenticati, il piacere della riscoperta, il benessere fisico e mentale che questi luoghi regalano.

    Con la scusa di una foto, del test di alcuni obiettivi prestati da un’amico, in un colpo solo si esorcizzano uno dei primi giorni afosi della nuova stagione e la pigrizia generata dai chilometri da fare.

     

  • Peccato originale

    Peccato originale

    frassinara

    Abbandonare la terra, le nostre radici, non ci porterà a nulla di buono.

    Sta già succedendo.

  • Non solo selfies

    Non solo selfies

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    Debbo recitare il mea culpa e cospargermi il capo di cenere (così, magari, ci cresce pure qualcosa), perché grazie allo smartphone (un iPhone6 Plus, in questo caso) ho potuto portare a casa scatti diversamente improbabili con la DSLR a meno di ricorrere all’uso del treppiede, del flash o alla tecnica dell’HDR.

    Sono andato in esplorazione (termine indicato, considerate le condizioni di degrado in cui versa) in una vecchia corte della campagna parmense con alcuni amici, con l’intenzione di fotografare l’abbandono e l’azione inclemente del tempo sulle cose degli uomini. Avevo già fotografato un poco all’esterno questo sito, ma entrare è stata comunque una esperienza gratificante. Molteplici storie di vita, di lavoro, forse di sofferenza, probabilmente di ricchezza e poi decadenza. Uscendo si porta nel cuore la tristezza nel vedere tanta bellezza abbandonata. E, tra l’altro, non si tratta di situazioni isolate: le nostre campagne sono piene di realtà simili, grandi o piccole, famose o sconosciute, ma tutte accomunate dallo stesso destino. Ad esempio, solo uscendo da questa costruzione, ci si trova davanti ad un’altra splendida corte abbandonata ed una ancora appare sullo sfondo poco più lontano.

    Le foto: ok, non saranno opere d’arte (colpa mia) e non saranno nemmeno utilizzabili per stampe di grandi dimensioni (limite tecnico), ma riuscire a documentare comunque e a, come si dice, portare a casa gli scatti ugualmente, è stato un plus veramente gradito.

    E’ proprio il caso di dire: una freccia in più all’arco del fotografo. Rimane sempre da reperire il fotografo.

     

     

     

     

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  • Dolce sera

    Dolce sera

     

    Ci sono migliaia di luoghi più belli, luoghi lontani, posti che regalano immagini di poesia assoluta.

    Ma ci sono momenti, attimi, giusto il tempo di uno scatto, in cui i “miei” luoghi regalano un senso di pace, di tranquillità, di dolcezza che non baratterei con nient’altro.

  • Sgarza ciuffetto

    Sgarza ciuffetto

     

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    Non è certamente un gigante, ma alla sgarza ciuffetto non mancano i numeri per essere considerata una delle specie più eleganti della famiglia degli aironi.

    Sarà per il piumaggio ocra chiaro e le ali bianche che fanno da contrasto, sarà per il capo ornato da lunghe penne filiformi che arrivano fino quasi al dorso, ma questo ardeide migratore a me piace tantissimo.

    In Italia è presente soprattutto lungo il corso del Po e nelle lagune dell’alto Adriatico, è nidificante e migratrice. Si nutre principalmente di anfibi e pesci.

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    E’ naturalmente una specie protetta, anche perché la sua sopravvivenza nelle nostre zone è minacciata dalla riduzione degli ambienti adatti alla riproduzione e all’alimentazione nonché dalla contaminazione degli ambienti acquatici.

    Per me è stato un incontro fotografico decisamente fortunato, perché la sgarza ha abitudini prevalentemente crepuscolari, mentre di giorno preferisce rimanere rintanata nel fitto delle vegetazione.

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  • Dal punto di vista dell’ape

    Dal punto di vista dell’ape

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    E’ una cosa ricorrente, si ripresenta più o meno regolarmente come l’imposta sui rifiuti.

    Sto parlando dell’embolo per il colore. Vivace. Evocativo.

    Non c’è nulla da fare, non si contrasta.

    Si asseconda.

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  • I cancelli del cielo

    I cancelli del cielo

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    Ci ho pensato dopo ma, per il titolo di questa foto, ho usato inconsapevolmente quello di uno dei flop cinematografici più eclatanti del secolo (scorso), il film western del regista Michael Cimino.

    Della serie: si vede che ho fatto le scuole alte di marketing…

  • Pavéra

    Pavéra

    pavera

    Un giretto mattiniero nell’Oasi dell’Enza alla ricerca di… non so bene cosa ma, comunque, qualcosa da fotografare, mi ha fatto scoprire diverse cosette interessanti che meritano un ritorno.

    Fra queste diversi giganteschi ciuffi d’erba dallo sviluppo elegantissimo che mi hanno decisamente incuriosito.

    Non sono un botanico, me ne devo procurare uno a prezzo modico non appena possibile.

    Ma, non so perché, ho la sensazione che l’erba della foto sia la ‘mitica’ pavéra che ho sentito a lungo nominare durante la mia infanzia, soprattutto in riferimento alla costruzione dei sedili intrecciati delle seggiole contadine.

    O, forse, il mio è solo un desiderio che sia così.

    pavèra (o pavièra) s. f. [lat. papyria (herba), der. di papyrus «papiro»]. –

    1. Nome region. (settentr.) di piante palustri diverse, come carici, tife, giunchi, ecc.

    (Treccani)

  • Trittico mantovano

    Trittico mantovano

    trittico-mantovano_02Uscita fotografica notturna con gli amici del gruppo Nikonisti Verona a Mantova.

    Malgrado il venticello simil-siberiano che ci ha messo un pochino in difficoltà, ne è valsa la pena perché la città virgiliana, di notte, libera (fin troppo mi vien da dire) dalle moltitudini di turisti che la frequentano abitualmente, riacquista la sua dimensione pacata, forte dei secoli di storia che la permeano.

    La “sfida” era fotografare con un’unica ottica, fissa. Quindi niente zoom. Io ho anche esagerato, lasciando il treppiede in auto e, considerata l’illuminazione alla Jack The Ripper, ho fatto un bel po’ di fatica, a mano libera, con gli ISO al massimo e i diaframmi aperti come se non ci fosse un domani. Il risultato, ovviamente, sono scatti con rumore a palla, focus alla “garuia ciapà?” (translate for the beginners: “Ci avrò preso?”), mosso “creativo” come se piovesse.

    Però li ho tenuti, un po’ a memoria futura della bella serata e un po’ perché, grana o non grana, le foto di Mantova non si buttano mai.

     

    trittico-mantovano_00trittico-mantovano_01

  • Progetti e programmazione

    Progetti e programmazione

    attesa

    Progetto, programmazione, studio, tecnica e mille altri fattori concorrono (o dovrebbero farlo) alla realizzazione di una foto passabile.

    Ci sarebbe anche un altro fattore, a dire la verità; una variabile imprescindibile per ottenere scatti decenti: il fattore “c”, dove “c” sta per (paura, eh?) “cane”.

    E’ solo “colpa” sua se, per accontentarlo con il giretto mattutino, sono in piedi ad orari che gli altri cristiani dedicano generalmente a cambiare lato del letto; e a questi orari sovente la natura si diverte a mostrare meraviglie.

    Io ho un solo merito: quello di girare con il muletto, la fotocamera da battaglia con l’obiettivo tuttofare, in auto.

    Perché, giustamente, non si può mai sapere.

  • Mattina d’inverno

    Mattina d’inverno

    alba-invernale

    Quando si dice “Congelare l’attimo”…

    A -5° l’attimo si congela che è una favola, nulla da dire.

  • Logica e nebbia

    Logica e nebbia

    ponte-in-barche

    Lo devo ammettere: non mi sono per nulla chiare le logiche di gradimento di una fotografia da parte degli utenti dei social network.

    Su questo scatto di qualche giorno fa ad uno degli ultimi ponti in barche rimasti in Italia, quello di Torre D’Oglio, io ho una mia opinione personale.

    Che però non coincide con quella di altre 9000 persone che l’hanno vista.

    Devo aggiornare i miei parametri.