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  • Biblioteca Maldotti

    Biblioteca Maldotti

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    Si entra in punta di piedi.

    Ad avercelo, viene l’istinto di togliersi il cappello, come si fa quando si varca la porta di una chiesa. E subito si è avvolti dall’atmosfera assolutamente singolare che accomuna questi luoghi.

    Sto parlando della Biblioteca Maldotti, ospitata nel bel palazzo antico di corso Garibaldi a Guastalla, che ho avuto la fortuna di visitare e fotografare grazie alla disponibilità del direttore Gino Ruozzi ed alla cortesia della responsabile Lorenza Pavesi che ha rinunciato ad una mattinata di ferie per scortarmi fra libri e scaffali.

    Rispetto agli spunti che questo particolare ambiente offre, ho effettuato pochissimi scatti ed ho speso più tempo a guardarmi attorno, prendendo appunti mentalmente e ripromettendomi di tornare. Ma, del resto, questa è una mia abitudine consolidata, retaggio – forse – dei tempi della pellicola; non di rado mi capita di fare ore di macchina per fotografare un luogo interessante e tornare a casa con quattro foto in croce. Ma questa è un’altra storia.

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  • I portici di Pomponesco

    I portici di Pomponesco

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    Piazza XXIII Aprile a Pomponesco è bellissima. E’ talmente bella che è stata utilizzata anche per le riprese dello sceneggiato tv “Ligabue” del 1977 (la sceneggiatura era di Cesare Zavattini).

    E i portici che le fanno da corona non sono da meno.

    Forse sono di parte, perché sono i portici della mia infanzia.

    Qui ho trascorso tantissimo tempo, dagli zii materni, complici i pressanti impegni lavorativi dei miei genitori.

    Qui sono stato felice, perché sono i portici che ospitavano il negozio del fornaio, dalla vetrina invitante per gli occhi e con il profumo invitante per la gola, in cui la zia mi comprava la focaccia per la colazione del mattino; da questi portici spiavo speranzoso le giostre della fiera di Santa Felicita (nomen omen) ed i miei occhi convincevano – senza troppa fatica, a dire la verità – lo zio ad acquistarmi i gettoni per l’autoscontro o un gioco sulle numerose bancarelle. Sotto questi portici il nonno mi portava a passeggio come se fossi un trofeo, mostrando con malcelato orgoglio il suo nipote ai conoscenti.

    Sotto questi portici ho trascorso anche una adolescenza spensierata e, tutto sommato, formativa, quando lavoravo – naturalmente gratis – come dj (oggi si dice speaker radiofonico, ma puzza di sintetico) a Radio Po, al tempo delle cosiddette “radio libere”. Allora si faceva tutto da soli: si era conduttori, registi e pure telefonisti. Non c’erano le stanze di trasmissione insonorizzate moderne. O meglio: c’era una sorta di insonorizzazione fatta incollando alle pareti i contenitori di cartone delle uova (chi ha la mia età sa perfettamente di cosa si tratta), ma mandavamo tutto a farsi benedire tenendo spalancata la finestra sulla piazza, da cui entrava il cinguettio degli uccelli, il vociare delle “spose”, il martellìo delle campane e anche qualche “aficionado” che, invece di telefonare, trovava più pratico passare davanti alla finestra e… “Mi metti ‘On the road again’ dei Rockets?“.

    Sotto questi portici sono tornato questa sera, con la macchina fotografica. Ad un certo punto è passata una signora anziana, camminando piano ed appoggiandosi al bastone. Mi ha visto ed ha esclamato, in dialetto: “Al ma scüsa, fursi a’ gava mia da pasar, l’è dre futugrafar…” (Mi scusi, forse non dovevo passare, sta fotografando…). Le ho detto di passare tranquillamente e di non preoccuparsi.

    Era uguale a mia madre, che adesso guarda i portici della sua Pomponesco da un punto di vista privilegiato.

     

  • Nikon annuncia la D810

    Nikon annuncia la D810

    D810_24_70_frontDopo i soliti rumors che precedono il rilascio di un nuovo modello di DSLR da parte di Nikon – si parlava di D800S se non di D800X, di formato di salvataggio dei files in sRaw, di capacità di fare caffè o cappuccino – finalmente è stato annunciato il rilascio della D810, modello che sostituirà sia la D800 che la D800E.

    Queste le caratteristiche principali della fotocamera, come riportato nei comunicati della casa nipponica:

    • Nuovo sensore in formato FX da 36,3 MP
    • Intervallo di sensibilità ISO 64-12800, estendibile da 32 fino all’equivalente ISO di 51200
    • Velocità di scatto in sequenza fino a 7 fps; immagini a piena risoluzione fino a 5 fps e fino a 7 fps con il modo ritaglio DX
    • processore di immagine EXPEED 4
    • migliorate le prestazioni AF, sistema AF a 51 punti configurabile
    • registrazioni filmati in full HD (1080 p) in formato FX e DX a 50p/60p
    • formato di salvataggio dei files in Raw S: fornisce files Nikon NEF non compressi a 12 bit, per una più veloce gestione della postproduzione
    • nuova architettura otturatore/box specchio
    • monitor LCD da 8 cm, 1229 punti, antiriflesso
    • nuovo otturatore in kevlar e fibra di carbonio, con un tempo di posa da 1/8000 a 30 s
    • ripresa in sequenza illimitata: consente di acquisire innumerevoli immagini JPEG
    • corpo macchina in lega di magnesio

     

     

     

     

  • I portici di Guastalla

    I portici di Guastalla

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    Sono innumerevoli, nelle città della Bassa, i gruppi di portici che caratterizzano inconfondibilmente l’architettura locale.

    Questa volta la ricerca mi ha portato nella vicina Guastalla, città stracolma di storia e, appunto, belle file di portici.

    E mi sa che siamo solo all’inizio…

    Edit: integro con il commento alla foto di un guastallese D.O.C., l’amico Damiano Alberini, che “fotografa” il luogo e, soprattutto, una delle motivazioni che mi spingono a fotografare e condividere i miei scatti.

    … E’ uno dei punti di Guastalla che mi ha da sempre più affascinato, un crocevia di storia e cultura: venendo da piazza Mazzini, quindi dal palazzo ducale, dal Duomo e dal Frantòn, ci si trova sotto questi meravigliosi portici impregnati di storia, al termine di corso Garibaldi, di fronte alla biblioteca Maldotti, prima di arrivare a Palazzo Frattini, davanti a cui si apre piazza Garibaldi.
    La bellezza della fotografia, in generale, è che ci permette di fermarci a ragionare su ciò che abbiamo, perché spesso, camminando o passeggiando, non ce ne rendiamo conto.

  • Benvenuto, Poldo!

    Benvenuto, Poldo!

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    Come trasformare un adulto stagionato e sufficientemente ragionevole in un perfetto idiota che si esprime a monosillabi e versetti, capace di far fare salti di pura gioia ai commessi dei negozi di prodotti per animali?

    Semplice: gli si mette fra le braccia una palla di pelo (genere canis), scodinzolante e perfettamente consapevole fin dalla più tenera età di come fare ad intenerire anche Jack lo Squartatore ed il gioco è fatto.

    C’è solo una cosa che riesce a mitigare la gioia assoluta che questo esserino ha portato nella mia casa: la sua mamma ha raggiunto un peso di circa 12 kg, mentre il padre si è attestato sui 15 kg ed io mi ero già fatto un paio di conti. In settimana invece, durante la visita dal veterinario, tabella di comparazione alla mano, mi è stato detto che, probabilmente, raggiungerà un peso di circa 32 kg e qui sono rimasto spiazzato, poiché io ho acquistato per lui una cuccia, non una stalla.

    C’è solo una flebile speranza: visto che ciò che mangia viene regolarmente restituito in quantità almeno doppia sul mio (ex) prato, spero che ciò contribuisca a smentire la tabella matematica utilizzata dal suddetto veterinario.

    Certo che l’apertura palmare non mi incoraggia molto.

    In ogni caso: benvenuto, Poldo!

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  • Miseria e nobiltà

    Miseria e nobiltà

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    Non significa nulla il fatto che il luogo prediletto per la loro fioritura siano i fossi, non sempre accoglienti, della Bassa.

    Sono una magica macchia di colore che va ad aggiungersi a papaveri, ranuncoli e margherite, per formare un bouquet a costo zero veramente spettacolare.

    Senza andare a scomodare De Andrè.

  • Pixel volant, scripta manent

    Pixel volant, scripta manent

    tetti-di-vigolenoAnche se mi sono dedicato alla fotografia da poco tempo, una delle prime domande che mi sono posto è se sia migliore la foto visualizzata sui numerosi supporti digitali disponibili oggigiorno ( computer, tablet, smartphone, televisione e così via) oppure la “vecchia” stampa su carta fotografica.

    La risposta è pressoché scontata e condivisa dalla quasi totalità degli appassionati: la stampa fotografica è tutt’ora insostituibile. I motivi sono svariati, alcuni oggettivi ed altri prettamente legati al gusto personale: su tutti l’indiscutibile piacere di toccare con mano il frutto del proprio “lavoro” intellettuale e manuale; le foto visualizzate su un monitor di qualsiasi tipo sono retroilluminate e,  pur apparendo spesso veramente bellissime, perdono la naturalezza della luce riflessa dal supporto cartaceo; le stampe fotografiche possono essere anche impreziosite da incorniciature adeguate che, in alcuni casi, riescono anche a stravolgere la prima impressione che ci rende una fotografia; inoltre la varietà dei supporti dedicati alla stampa (carte lucide, semilucide, opache, di cotone, senza dimenticare le decine di formati disponibili) consente di scegliere il tipo che maggiormente si adatta alla fotografia da riprodurre.

    E se mai avessi avuto ancora qualche dubbio, me lo sono tolto definitivamente guardando le mie foto stampate appositamente per la mostra “La fotografia paesaggistica”: alcune mi piacevano già nella visualizzazione a monitor ma altre non mi convincevano pienamente; ebbene, rivedendole su carta ho cambiato radicalmente opinione e mi sono convinto che il processo di stampa, a patto che sia portato a termine in modo adeguato, è la conclusione naturale ed irrinunciabile di tutto il percorso fotografico.

  • Orizzonti wireless

    Orizzonti wireless

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    Non ci potevo credere. Percorrendo una strada che non avevo mai visto in precedenza, e guardando il bellissimo castello di Torrechiara, mi è sembrato di vedere, anzi di non vedere, pali, tralicci, fili, cartelli stradali e similari. Sono tornato sui miei passi per verificare e si, l’orizzonte era stranamente sgombro rispetto allo standard dei paesaggi italici in prossimità dei centri abitati (ma anche non). E allora, malgrado l’ora non proprio ideale, il meteo non proprio ideale ed il parcheggio non proprio ideale, ho deciso di fare alcuni scatti. La cosa è degna di studio e suscettibile di miglioramenti (come sempre) ma, intanto, ho trovato un rarissimo orizzonte wireless.

  • L’emozione in mostra

    L’emozione in mostra

    mostra_02E’ andata.

    Era forte l’emozione per l’apertura della mostra “La fotografia paesaggistica: un modo per scoprire e vivere la biodiversità” al Casinetto dei Boschi di Carrega. Misha Cattabiani è ormai abituato a queste vigilie, è il suo lavoro e penso che ormai sia vaccinato, così come Erik Concari che, seppur assente, non ci ha fatto mancare il suo sostegno. Ma per me, Luca Bocedi, Francesco Zecca e Vincenzo Florio, un po’ di tremolio c’era.

    Poi è cominciata. Le persone hanno iniziato ad affluire, ad osservare, a fare domande, commenti e – meno male – anche complimenti. E senza che ce accorgessimo è arrivata l’ora di chiudere. Si replicherà per due sabati e due domeniche, sino al 13 aprile prossimo.

    Sarò scontato, ma a questo punto mi pare doveroso ringraziare Misha per avermi coinvolto, insieme agli amici di cui dicevo prima, in questa avventura fotografica. E’ stata una esperienza stimolante e formativa, soprattutto per un novellino come me. Un ringraziamento anche ai responsabili dell’Ente Parchi dell’Emilia Occidentale, che hanno suggerito il lavoro, dimostrando di avere le idee chiare sul da farsi per promuovere queste meravigliose oasi di natura, storia ed arte.

    Solo conoscendo la bellezza che ci circonda, possiamo aver a cuore la sua conservazione.

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    (Foto di Misha Cattabiani e Serena Ghiretti)

  • Mostra fotografica “La fotografia paesaggistica”

    Mostra fotografica “La fotografia paesaggistica”

    Dal 30 marzo prossimo al 13 aprile, si terrà, presso il Centro Parco Casinetto dei Boschi di Carrega, una mostra fotografica a cura di Misha Cattabiani, alla quale parteciperò – insieme ad alcuni amici compagni di scorribande fotografiche in Appennino Emiliano – in veste di ospite.

    Vi riporto il comunicato stampa di presentazione:

    locandina“La fotografia paesaggistica: un modo per scoprire e vivere la biodiversità”. Mostra fotografica con inaugurazione domenica 30 marzo al Casinetto Boschi di Carrega.

    Nel titolo della mostra si colgono i punti sui quali ho lavorato nel curare e organizzare la mostra: la fotografia come mezzo per scoprire e vivere la biodiversità. La fotografia non è solo uno strumento per avere delle foto-ricordo o per svolgere un proprio percorso artistico di ricerca estetica sul paesaggio, ma può anche essere un mezzo per scoprire le caratteristiche e differenze ambientali del territorio.

    Nell’organizzare la mostra, ho voluto coinvolgere i migliori partecipanti dei workshop fotografici di paesaggio che organizzo da quattro anni in Appennino. Ho voluto far si che una possibile mia personale potesse diventare una collettiva, per poter quindi dare “voce” in questa esposizione non solo alle mie foto ma anche a fotografie di persone che mettono non solo il proprio impegno ma anche il loro amore in questa attività che se svolta in un certo modo diventa a tutti gli effetti arte.

    La mostra è composta da circa una quarantina di fotografie e le persone coinvolte, oltre al sottoscritto, sono: Erik Concari (assistente fotografo dei miei workshop), Luca Bocedi (vincitore del contest-workshop “L’acqua e i colori autunnali”, curatore grafico della mostra), Sergio Marcheselli (vincitore del contest-workshop “Il paesaggio innevato”), Francesco Zecca (vincitore del contest-workshop “Il Lago Santo Parmense”), Vincenzo Florio.

  • 10 minuti alle 11

    10 minuti alle 11

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    In questa foto ci sono un sacco di elementi: la facciata di una chiesa romanica, il profilo merlato di un torrione che fa parte di un complesso fortificato del XIV secolo, il sinistro rilievo delle segrete del castello nella pavimentazione della piazza,  il muro di cinta di una casa nobiliare, una fontana al centro della piazza con alcune persone in posa per una foto ricordo.

    O meglio: in questa foto c’erano una sacco di elementi. Ora sono rimasti solo quelli che mi piacevano.

    Non finirò mai di apprezzare le possibilità di ritaglio che la mia fotocamera è in grado di permettermi.

  • Madre Natura

    Madre Natura

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    Fino a ieri il classico più gettonato per lamentarsi delle bizze meteo era “Non ci sono più le mezze stagioni“.

    Di questo passo mi sa che verrà modificato in “Non ci sono più le stagioni“.

    Faccio fatica a ricordare mattine di gennaio in cui il termometro segna 8 C° alle 7.45 .