Debbo recitare il mea culpa e cospargermi il capo di cenere (così, magari, ci cresce pure qualcosa), perché grazie allo smartphone (un iPhone6 Plus, in questo caso) ho potuto portare a casa scatti diversamente improbabili con la DSLR a meno di ricorrere all’uso del treppiede, del flash o alla tecnica dell’HDR.
Sono andato in esplorazione (termine indicato, considerate le condizioni di degrado in cui versa) in una vecchia corte della campagna parmense con alcuni amici, con l’intenzione di fotografare l’abbandono e l’azione inclemente del tempo sulle cose degli uomini. Avevo già fotografato un poco all’esterno questo sito, ma entrare è stata comunque una esperienza gratificante. Molteplici storie di vita, di lavoro, forse di sofferenza, probabilmente di ricchezza e poi decadenza. Uscendo si porta nel cuore la tristezza nel vedere tanta bellezza abbandonata. E, tra l’altro, non si tratta di situazioni isolate: le nostre campagne sono piene di realtà simili, grandi o piccole, famose o sconosciute, ma tutte accomunate dallo stesso destino. Ad esempio, solo uscendo da questa costruzione, ci si trova davanti ad un’altra splendida corte abbandonata ed una ancora appare sullo sfondo poco più lontano.
Le foto: ok, non saranno opere d’arte (colpa mia) e non saranno nemmeno utilizzabili per stampe di grandi dimensioni (limite tecnico), ma riuscire a documentare comunque e a, come si dice, portare a casa gli scatti ugualmente, è stato un plus veramente gradito.
E’ proprio il caso di dire: una freccia in più all’arco del fotografo. Rimane sempre da reperire il fotografo.
Leave a reply