E alla fine la curiosità ha prevalso sulle convinzioni: nello zaino ho aggiunto la nuova nata di casa Nikon, la fotocamera mirrorless Z7 con, in kit, lo zoom 24-70mm f/4 S e l’adattatore FTZ.
Non si è trattato di una resa senza condizioni, lo avevo sempre dichiarato apertamente: “Appena Nikon produrrà una mirrorless full frame con una ergonomia decente e caratteristiche interessanti, ci farò un pensierino.”. Ecco, diciamo che il pensierino è stato un tantino breve e nemmeno troppo approfondito, ma tant’è.
Appena si ha fra le mani la Z7 la prima impressione è: “Urca, è davvero grossa!”; poco a che vedere con modelli di altri produttori provati in precedenza, in cui l’impressione iniziale era quella di avere fra le mani un giocattolo di plastica con tasti e ghiere scomodi.
La Nikon Z7 è equipaggiata con un sensore CMOS full frame da 45,7 megapixel che richiama alla memoria quello montato sulla D850 anche se, in questo caso, la casa giapponese ha implementato un sofisticato sistema di rilevamento di fase su sensore; i 493 punti autofocus a rilevamento di fase coprono il 90% dell’area dell’immagine e lavorano in combinazione con un sistema AF a contrasto tradizionale. In pratica si tratta di una notevole scommessa tecnica, da parte di Nikon, con questo autofocus ibrido su full frame. Non è innovativo il sistema di riconoscimento del viso, mi aspetto un upgrade in tal senso nei prossimi sviluppi. Per quanto concerne il discorso tenuta ad alti ISO, pur essendo decisamente buona, c’è probabilmente di meglio; però se avessi voluto dei files più “puliti” dal rumore elettronico generato dagli scatti ad alti ISO non avrei acquistato la Z7 ma avrei aspettato l’uscita della sorellina minote Z6, sicuramente più “attrezzata” in tal senso grazie al sensore da 24,2 megapixel; questo aspetto non mi tocca più di tanto, a dire il vero: io ho la sensibilità “inchiodata” a 64 ISO e da lì rifuto in genere di muovermi, visto il genere di foto che prediligo.
Sempre per la prima volta, una fotocamera Nikon è dotata di un sistema di stabilizzazione in camera anziché sugli obiettivi come accaduto fino ad ora con il sistema di stabilizzazione denominato VR: la Z7 è dotata di un sistema di stabilizzazione su 5 assi che consente di utilizzare i nuovi obiettivi Nikkor S senza che questi abbiano l’ingombro del sistema VR oppure di montare (grazie all’adattatore FTZ) gli obiettivi con attacco F; se questi sono stabilizzati a loro volta, le due stabilizzazioni coesistono e lavorano in sintonia; infine è anche possibile utilizzare gli obiettivi con attacco F non stabilizzati facendoli diventare, di fatto, obiettivi con il VR. Varie recensioni parlano di un guadagno in termini di stabilità di addirittura 5 stop; mi riservo di provare personalmente questa affermazione, ma le premesse sono indubbiamente interessanti.
Ho parlato di obiettivi con attacco F da utilizzare con adattatore ed il motivo è presto detto: la mirrorless Nikon, dopo decenni di immutabile fedeltà all’attacco F, che ha consentito una longevità incredibile anche ad obiettivi prodotti negli anni ’60 del secolo scorso, ha adottato un nuovo innesto per gli obiettivi, appunto la montatura Z, che ha un diametro di 55 mm, ben 11 mm più larga rispetto alla montatura Nikon F e una distanza flangia – sensore di 16 mm; questa configurazione offre di fatto ai progettisti di obiettivi Nikon una nuova libertà costruttiva, scavalcando limiti fisici in precedenza insormontabili; inoltre la possibilità di montare l’adattatore FTZ consente una retro-compatibilità notevolissima con i vecchi obiettivi: poco meno di un centinaio di obiettivi attacco F sono perfettamente utilizzabili sia come autofocus che esposizione automatica ed oltre 350 obiettivi più datati possono essere utilizzati sacrificando l’autofocus ma mantenendo l’esposizione automatica, tutto ciò a garantire un bel po’ di sollievo ai possessori di ottiche Nikon, che possono valutare il passaggio al sistema mirrorless senza troppi patemi d’animo finanziari. Inutile dire che questo particolare ha notevolmente influito sulla mia decisione di acquistare la Z7, perché un conto è aggiungere (o sostituire) un corpo macchina all’attrezzatura ed un altro rifare ex-novo il parco ottiche.
Discorso ergonomia: l’ho già detto, la prima impressione è di avere in mano una fotocamera, non la macchina fotografica di Ken e Barbie. Nikon ha creato una impugnatura con una bugna molto pronunciata che consente di avere una presa decisamente salda della fotocamera, comoda e che non stanca la mano anche dopo parecchio tempo di utilizzo; questo spazio ulteriore ha consentito inoltre di alloggiare nella fotocamera una batteria dello stesso tipo di quelle in uso sulle DSLR della serie D7xxx, D6xx, D7xx e D8xx: le batterie della Nikon Z7 sono denominate EN-EL15b e possono essere interscambiabili con le EN-EL15 e EN-EL15a in uso sulle reflex appena elencate; unica differenza: la EN-EL15b della Nikon Z7, al contrario delle altre batterie, è l’unica che può essere ricaricata direttamente in macchina attraverso l’apposita presa USB. Per la durata di questa batteria mi sento categoricamente di smentire quanto affermato in precedenza da recensioni della prima ora: con l’uso che faccio io della fotocamera, riesco ad avere quasi la stessa autonomia che ho con la D850. Il corpo di dimensioni decenti offre anche il vantaggio di poter ospitare i tasti fisici che si trovano normalmente su di un corpo reflex professionale o prosumer. Sul retro della Z7 ci sono praticamente tutti, anche se disposti in modo un po’ diverso. Unica “mancanza” a cui mi dovrò abituare riguarda il tasto AE che, in realtà, non manca realmente ma è stato assegnato al pulsante joystick che ha anche la funzione di posizionamento del punto di fuoco. Anteriormente ci sono due tasti personalizzabili, di fianco al bocchettone, comodi da utilizzare con la mano destra.
Il sistema di visione mi sembra molto buono, soprattutto se confrontato con fotocamere mirrorless provate in precedenza; alcuni fotografi continueranno a privilegiare il mirino ottico delle reflex, ma Nikon ha decisamente fatto le cose per bene con questo EVF con risoluzione da 3,69 milioni di punti: è talmente nitido che non si nota alcuna granularità e ci si ricorda di avere a che fare con un mirino digitale solo se si sposta molto rapidamente la fotocamera e si può notare un leggero ritardo o un po’ di sfocatura. Questo lievissimo ritardo del mirino non è assolutamente un problema nella fotografia statica (tipo quella di paesaggio) mentre potrebbe essere visibile durante gli scatti in sequenza veloce: non si perde lo scatto ma occorrerà abituarsi. Molto utile e facilmente selezionabile il tasto che consente di escludere a scelta l’uso dell’EVF o del touchscreen o di renderli utilizzabili entrambi in alternanza.
Anche il display posteriore, a tale proposito, è veramente buono: si tratta di uno schermo touchscreen da 2,1 milioni di pixel, estremamente nitido, inclinabile come già avviene nella D500 e nella D850, comodissimo per le riprese da bassa angolazione; permette anche di mettere a fuoco e scattare con un solo tocco e di modificare un elevato numero di impostazioni della fotocamera. Ovviamente, anche in questo caso, occorre abituarsi e fare attenzione a non toccarlo inavvertitamente per non rischiare di modificare in modo accidentale qualche impostazione o il punto AF e, se proprio non ci si abitua, è una funzione che si può disabilitare in qualsiasi momento.
Per me che sono abituato ad usare il piccolo pannello riassuntivo delle impostazioni che si trova sulla parte superiore delle reflex, è stata una bella conferma trovarlo anche sulla Z7: è un pannello OLED con caratteri chiari su fondo scuro, che lo rende molto leggibile anche alle talpe come il sottoscritto.
Discorso unica scheda di memoria XQD che ha fatto stracciare le vesti a parecchia gente e sputare sentenze ad altrettanti invidiosi: non sono un matrimonialista e quindi per me si tratta di un non-problema. Capisco che chi ci lavora con la fotocamera possa avere qualche dubbio, ma considerata la robustezza ed affidabilità del formato XQD, direi che si può essere abbastanza tranquilli. Poi, ripeto, rispetto le opinioni di tutti.
In conclusione: non sono un esperto e non sono in grado di portare a termine test probanti sulle prestazioni della fotocamera, non ne ho la capacità ed i mezzi. Però avendo usato tutta le “famiglia” Nikon della serie D8xx (ultima la D850) e la D500, credo di poter dire che la Nikon Z7 è una macchina che lascia il segno, bella da vedere e comoda da usare, con un sensore, un sistema di visione ed una messa a fuoco veramente notevoli. Con, in più, la possibilità di poter continuare a fotografare con gli obiettivi con attacco F senza essere costretti a svenarsi in un cambio radicale di sistema e la “promessa” di poter utilizzare prossimamente obiettivi molto performanti, grazie al nuovo innesto Z. E con i suoi (molti) pregi e (pochi) difetti la Nikon Z7 è indubbiamente la fotocamera mirrorless che aspettavo per cominciare a prendere confidenza con questa tecnologia, potendo continuare a sfruttare appieno l’attrezzatura che già posseggo, in attesa di capire cosa voglio dare da grande.
Leave a reply