Esistono soggetti che vengono fotografati continuamente, li abbiamo già visti in tutte le salse. Però noi non lo abbiamo mai fatto, non abbiamo uno scatto di quel particolare soggetto. E quando ci capita l’occasione o quando, semplicemente, decidiamo di colmare la lacuna, cerchiamo tutti i modi possibili per evitare di essere ovvii, ripetitivi. Cerchiamo di scattare ad un orario insolito, magari anche di notte, per ottenere un tipo di illuminazione originale; consultiamo fino allo sfinimento le previsioni meteo per sfruttare un particolare evento atmosferico, magari prima, dopo o anche – temerariamente e, oserei dire, avventatamente – durante un temporale; studiamo di utilizzare una lente che ci offra una focale insolita, come un grandangolo da posizione ravvicinata o un teleobiettivo per comprimere i piani; giriamo in lungo ed in largo (se il luogo lo consente) per ottenere una inquadratura insolita, innovativa, appunto. Insomma, cerchiamo in tutti i modi di essere originali. Non sempre è possibile, però.
Questa mattina ho pensato bene di fare qualche scatto alla stazione ferroviaria Mediopadana di Reggio Emilia, la bellissima struttura progettata dall’architetto spagnolo Calatrava; sono partito animato da intenzioni bellicose, con tutto l’armamentario al seguito e ripassando mentalmente durante il tragitto tutta la letteratura fotografica divorata fino ad ora.
Quando sono tornato, ed ho sviluppato i miei scatti, mi sono reso conto che non erano migliori delle centinaia che avevo visto ma nemmeno peggiori di molti di essi. E allora? E allora ho deciso che, essendo foto fatte con la mia testa e con la mia macchina fotografica, originali o no, sono comunque le mie foto e, brutte (probabile) o belle che siano, tant’è.
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