Ci ho impiegato un pochino ad uscire dalla mia comfort zone fotonaturalistica. Ero (sono) troppo abituato, troppo soddisfatto e troppo “tranquillo” con il mio set standard di caccia fotografica per discostarmi dalla Nikon D500, dal Nikkor 70-200 f/2.8 e, amore recente, dal Nikkor 500 f/5.6 PF, che ha sostituito il seppur ottimo Nikkor 200-500 f/5.6.
Eppure… Eppure c’era quel tarlo senza specchio, quella macchina appena acquistata che mi solleticava la curiosità. Sì, ok, l’avevo già usata parecchie volte per foto generiche e di paesaggio, ma non avevo mai messo alla prova la nuova mirrorless Nikon, la Z7, con la fotografia naturalistica. Poi mi sono deciso: prenotato il capanno all’Oasi LIPU di Torrile, messo nello zaino solo la Z7 ed il Nikkor 500 PF e null’altro (beh, un po’ di batterie, a dire il vero, a scanso di cattive sorprese) e via agli esperimenti.
Brevemente, perché mi riservo di essere più esaustivo dopo ulteriori prove, alcune impressioni personali in ordine sparso:
- la Nikon Z7, si può usare per la fotografia naturalistica, soprattutto per soggetti non indemoniati, che rimangano almeno qualche attimo “in posa”; per foto “al volo” (nel vero senso della parola) io devo ancora provare, anche se ci sono colleghi illustrissimi (date un’occhiata ai lavori di Alberto Ghizzi Panizza o Moose Peterson, tanto per farvi un’idea) che hanno già dato saggio di cosa sia possibile fare.
- Il sensore full frame da 45 megapixel restituisce dei files di dimensioni più che generose, che possono essere croppati senza timore di perdere informazioni; la qualità, inutile dirlo, è quella delle ultime generazioni dei sensori utilizzati da Nikon, specialmente sulla serie D8xx, quindi informazioni a non finire a disposizione di chi (non io) sa lavorare bene in camera chiara. Nel caso specifico: sono capitato in una giornata non ideale, con poca luce, un po’ di foschia e la penombra del fitto bosco dell’Oasi di Torrile; per scattare con tempi appena decenti (1/320 di secondo quando andava bene) sono dovuto rimanere attorno ai 2000 ISO; qualcosa credo di aver portato a casa comunque.
- Il fatto che non ci sia uno specchio a spostarsi rumorosamente nella fotocamera e che lo scatto sia assolutamente silenzioso è un bonus impagabile nella fotografia naturalistica: con animali selvatici abbastanza (e giustamente) sospettosi a pochi metri dalla postazione, è appagante scattare decine di foto in sequenza senza emettere alcun rumore.
- Non attiene a quanto sto raccontando sulla Nikon Z7, ma il Nikkor 500 mm f/5.6, con la sua leggerezza, maneggiabilità e notevole qualità è una lente adorabile. Credo che passerà parecchio tempo prima che io pensi di cambiarla. Ne sono entusiasta.
- Da rivedere: la funzionalità di messa a fuoco. Probabilmente devo trovare un settaggio migliore, sicuramente ho commesso degli errori in fase di impostazione, forse sono abituato troppo bene con l’autofocus fulmineo della Nikon D500 che è decisamente mostruoso, al livello della ammiraglia D5, ma mi riservo di riprovare, magari in condizioni di luce non così penalizzanti.
- Note sparse: malgrado i de profundis degli haters del primo giorno, la batteria della Z7, la EN-EL 15b, è più che performante, tanto è vero che ho potuto scattare pressoché in continuo per circa tre ore e passa, senza avere la necessità della sostituzione e, anzi, sono tornato a casa con un po’ di carica residua. E’ anche vero che ho usato pochissimo lo schermo posteriore, se non per verificare qualche scatto, ma questo è quanto. Ergonomia: non ve lo dico nemmeno; ho già avuto modo di scrivere che apprezzo moltissimo le dimensioni generose della Z7, soprattutto dell’impugnatura destra e quindi mi sono trovato decisamente bene nell’usarla anche a mano libera e con il 500 mm montato; stesso discorso per i tasti fisici di impostazione: dopo i primi dieci minuti d’uso, anche chi fino a poco prima ha usato una fotocamera diversa, trova immediatamente tutto quello che gli serve e solo raramente deve ricorrere al menù della fotocamera.
E le foto? Sono quelle che vedete. Se non vi piacciono, sappiate che la colpa è solo mia, perché l’attrezzatura ha praticamente tutti i numeri necessari per fare bene.

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