Sono da solo nel capanno della riserva LIPU. Sarà perché fuori c’è foschia e a tratti pioviggina, ma questa domenica mattina, contrariamente al solito, non c’è la solita ressa di fotografi ad occhieggiare dalle feritoie verso lo specchio d’acqua.
Io sono venuto ugualmente perché solo stare qui, nel tranquillo silenzio del parco, mi dona un senso di pace impagabile. Però sto giusto cominciando a pensare che hanno avuto ragione loro, quelli che sono rimasti sul divano, questa mattina, perché non si muove penna. E invece.
E invece il silenzio è rotto da un fischio breve ed acuto; solo il tempo di posare la mano sulla fotocamera ed eccolo, 40 grammi di penne e determinazione, il Martin Pescatore (iniziali maiuscole d’obbligo). Si piazza sul ramo a filo d’acqua davanti al capanno e, contrariamente alle altre poche occasioni in cui si è fatto vedere per alcuni secondi, permettendomi solo di scattare un paio foto sfocate, ci rimane. E comincia a guardarsi attorno, a mettersi di profilo per far capire ad eventuali simili che questo è il suo territorio, mi gira le spalle come per mostrarmi gli splendidi motivi colorati delle penne del dorso, poi si mette di fronte e sono convinto che mi veda. Ma non scappa: un’occhiata all’acqua, muove la testa avanti ed indietro, come un cenno di assenso (in realtà sta valutando l’esatta posizione della preda) e poi giù a capofitto nello stagno, sarebbe un 10 netto in una votazione da gara di tuffi; pochi secondi e rieccolo, con un pesciolino stretto nel becco, uno dei molti che catturerà in giornata.
Questo bellissimo cerimoniale si ripeterà altre due volte nel giro di un paio d’ore e sono stato felice di avere fra le mani la D500 della Nikon con un buffer da ammiraglia.
Ma, ancor di più, sono felicissimo perché finalmente l’ho “preso”.
D’accordo, lo sfondo delle foto non è proprio da National Geographic e le tonalità sono influenzate dal grigiore dominante e dall’aria non proprio trasparente, ma per adesso va benissimo così.
Leave a reply